Attenzione alla plastica! Il temuto bisfenolo A, contenuto in molti imballaggi alimentari, mette a rischio la nostra salute migrando nel cibo. È un pericoloso interferente endocrino dannoso soprattutto per i bambini. Scopriamo come limitare l’uso di contenitori plastici a contatto con gli alimenti e bevande, proteggendo noi stessi e i nostri figli.
Apriamo la dispensa e ci troviamo circondati da plastica. Bottiglie d’acqua, confezioni per alimenti, cellophane trasparente, tutto materiale plastico. Comodo, leggero e pratico, ci semplifica la vita. Ma ci siamo mai chiesti se fa bene alla nostra salute?
Siamo proprio sicuri che questi imballaggi siano totalmente inerti e non rilascino sostanze nel cibo che mangiamo? Purtroppo non è sempre così.
Uno dei composti che può migrare dalla plastica negli alimenti è il temuto bisfenolo A, noto anche con la sigla BPA. Si trova in moltissimi oggetti di uso comune: bottiglie, stoviglie, persino i rivestimenti interni di lattine e barattoli. È considerato un interferente endocrino, ovvero altera il nostro equilibrio ormonale con effetti potenzialmente gravi.
Cos’è il bisfenolo A e perché è usato nelle plastiche alimentari
Il bisfenolo A è un composto organico di sintesi, ottenuto dall’acetone e da altre sostanze chimiche. Viene largamente impiegato dall’industria per la produzione di numerose tipologie di materie plastiche, tra cui:
- Policarbonati, usati per bottiglie, contenitori, stoviglie, utensili da cucina
- Resine epossidiche per rivestimenti interni di scatole, lattine, barattoli
- Plastiche di poliestere e PVC, per gli imballaggi alimentari
Il BPA conferisce a questi materiali alcune proprietà utili, in particolare:
- Resistenza agli urti
- Leggerezza
- Trasparenza
- Capacità di sopportare temperature elevate
Per tali caratteristiche il BPA è considerato indispensabile dall’industria alimentare e di conseguenza la sua presenza è diffusa in moltissimi contenitori ed imballaggi a contatto con gli alimenti. Tuttavia, il rilascio di questa sostanza chimica negli alimenti e bevande è motivo di preoccupazione per i possibili effetti sulla salute umana.
Attenzione al cibo in scatola e alle bottiglie di plastica
Ma come entra nel nostro organismo questo temibile composto? Quando si riscaldano alimenti in contenitori di plastica, ad esempio nel microonde o in pentole antiaderenti, oppure quando cibi acidi come pomodoro, aceto e succhi di frutta restano a contatto prolungato con materiali plastici. In questi casi il BPA può migrare negli alimenti e venire ingerito.
I cibi in scatola, soprattutto carne e pesce, sono spesso confezionati con rivestimenti epossidici contenenti BPA. Attenzione anche all’acqua in bottiglie di plastica esposte al sole o al calore, e al cibo per neonati in vasetti di plastica.
Come avviene l’esposizione al bisfenolo A
Il BPA può migrare dagli imballaggi ed entrare in contatto con gli alimenti attraverso:
- Contatto diretto con contenitori, stoviglie, pellicole per alimenti
- Riscaldamento di alimenti o bevande in recipienti di plastica, ad esempio nel forno a microonde o bolliti in pentole antiaderenti
- Sterilizzazione e pastorizzazione in contenitori di metallo con rivestimenti epossidici
- Contatto prolungato di alimenti e bevande acide, come i succhi di frutta, con la confezione
In generale, temperature elevate, acidità, durata del contatto e ripetuti utilizzi del packaging facilitano il rilascio di BPA.
I principali alimenti a rischio di contaminazione da tenere sotto controllo sono:
- Latte materno, latte artificiale e alimenti per l’infanzia in contenitori di plastica
- Carne e pesce in scatola o lattine con rivestimento interno
- Verdure sott’olio, sott’aceto, pomodori pelati in barattoli di metallo
- Frutta e succhi confezionati in contenitori di plastica
- Zuppe, minestre liofilizzate confezionate in bustine di plastica
I rischi del bisfenolo A per la salute
Il bisfenolo A è un interferente endocrino, ovvero una sostanza in grado di alterare il normale equilibrio ormonale dell’organismo. In particolare il BPA è un agonista estrogenico, simula gli effetti dell’ormone femminile 17-beta-estradiolo. L’esposizione a questo composto, anche a basse dosi, può avere conseguenze soprattutto sul sistema endocrino, riproduttivo e neurologico.
Numerosi studi scientifici hanno evidenziato possibili rischi per la salute associati al BPA, quali:
- Danni allo sviluppo del sistema nervoso e del cervello nei feti e nei bambini, con conseguenti deficit cognitivi
- Maggiore rischio di infertilità, endometriosi e aborti spontanei
- Aumento di patologie mammarie e della prostata
- Maggiore incidenza di obesità e diabete
- Possibile insorgenza precoce della pubertà nelle bambine
- Effetti sul sistema immunitario e maggiore suscettibilità alle infezioni
Per tali motivi nel 2006 l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha ridotto la dose giornaliera tollerabile di BPA da 50 a 5 microgrammi per chilo di peso corporeo. Nonostante ciò, alcuni studi suggeriscono che effetti negativi possano manifestarsi anche a dosi inferiori.
Nuovi dati scientifici rivelano rischi maggiori per la salute umana
Uno studio rivoluzionario dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare getta nuova luce sugli effetti del Bisfenolo A sulla salute umana. Nel 2023, l’EFSA ha condotto una nuova completa valutazione della sicurezza del BPA, riducendo in modo significativo la dose giornaliera tollerabile (DGT) stabilita nel 2015. All’epoca la DGT era stata fissata temporaneamente, poiché gli scienziati avevano riscontrato diverse lacune nei dati. Si erano impegnati a rivalutare la soglia non appena fossero disponibili nuove prove, in particolare da uno studio biennale americano.
Basandosi sulle nuove evidenze scientifiche, gli esperti EFSA hanno stabilito una DGT di appena 0,2 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Si tratta di circa 20.000 volte in meno rispetto alla precedente soglia.
Confrontando la nuova DGT con l’esposizione media e massima della popolazione al BPA tramite l’alimentazione, gli scienziati hanno concluso che il BPA supera i nuovi livelli di sicurezza in tutte le fasce d’età. Questo suscita nuove preoccupazioni per la salute umana.
Il parere scientifico dell’EFSA supporterà la Commissione Europea e gli Stati Membri nel definire limiti sicuri di migrazione del BPA negli alimenti e nell’introdurre ulteriori restrizioni a tutela dei consumatori. La scienza parla chiaro: è tempo di azione per proteggere la salute pubblica dai rischi del Bisfenolo A.
Danni al cervello e alle difese immunitarie
Già alla dose di 5 microgrammi per chilo di peso corporeo il BPA può causare danni allo sviluppo del cervello e del sistema nervoso di feti e bambini, oltre a decrementare le difese immunitarie.
Alcuni studi dimostrano che la sola esposizione della madre durante la gravidanza può avere conseguenze sul quoziente intellettivo del nascituro. Inoltre il BPA è associato ad una maggiore incidenza di patologie del seno, dell’endometrio e della prostata. Insomma, non è una sostanza da prendere alla leggera.
Soluzioni concrete: come possiamo proteggerci
Innanzitutto facciamo scelte consapevoli quando facciamo la spesa. Limitare il più possibile l’uso di imballaggi in plastica sembra l’unica soluzione per ridurre l’esposizione quotidiana a questa sostanza. Meglio utilizzare contenitori di vetro o acciaio inox o ceramica per conservare il cibo, evitiamo di riscaldarlo in recipienti di plastica e limitiamo il consumo eccessivo di cibi in scatola. Acquistiamo quando possibile prodotti sfusi e freschi, non preconfezionati. Anche bere semplicemente l’acqua del rubinetto, al posto di quella imbottigliata, può fare una grande differenza.
Fortunatamente oggi sono disponibili in commercio diverse alternative “BPA free” per gli imballaggi alimentari, riconoscibili da apposite etichette. Vale la pena prediligere questi prodotti per minimizzare ogni potenziale rischio.
Dal punto di vista legislativo, sono in corso valutazioni per limitare o vietare l’uso del BPA negli imballaggi a contatto con gli alimenti. Nel frattempo i consumatori possono contribuire attivamente alla propria salute, facendo scelte consapevoli ed evitando i prodotti potenzialmente a rischio.
Per proteggere i nostri bambini, che sono i soggetti più vulnerabili, dovremmo evitare l’uso di tutti i contenitori in plastica a contatto con il cibo durante i primi anni di vita. È un piccolo sforzo per garantire a loro un futuro più sano.